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Teoria dell'Identità Dialogica

La Scienza Dialogica utilizza come riferimento la Teoria dell’identità Dialogica, la quale si propone di descrivere il modo in cui gli elementi processuali del linguaggio ordinario, ovvero i repertori discorsivi e le proprietà processuali che interagiscono tra loro, danno assetto a configurazioni discorsive (che prendono per l’appunto il nome di “identità dialogiche”) (Turchi, 2007; Turchi, 2009).

Il titolo della teoria si compone di due termini: “identità”e “dialogica”. Con il termine ‘identità’ ci si riferisce all’aspetto di specificità che contraddistingue ogni impiego dell’unità simbolica, il quale risulta essere unico, identico a se stesso. Con il termine “dialogica” si fa riferimento al valore che l’identità assume manifestandosi attraverso le produzioni discorsive nel processo dialogico. 

Entrando nel merito della teoria, la configurazione dell’identità dialogica risulta possibile all’interno dello spazio discorsivo, uno spazio teorico a cinque dimensioni, in cui si genera la realtà di senso dialogicamente intesa (Turchi & Orrù, 2014; Turchi & Vendramini, 2016).

Le prime tre dimensioni, fanno riferimento a delle modalità tra loro distinte di configurare la realtà di senso e sono rappresentate dalle seguenti polarità (Turchi & Orrù, 2014): 

-     La polarità Personalis (chiamata anche del “resoconto” o della “autoattribuzione”) genera e al contempo occupa lo spazio discorsivo in riferimento a produzioni discorsive che si caratterizzano per muoversi in una dimensione autoattributiva in termini attuali, retrospettivi, e anticipatori. Un esempio di testo in Personalis potrebbe essere: “io sono uno studente universitario”; infatti, il testo offre un resoconto che consente di auto-attribuirsi la connotazione di “studente universitario”.

-     La polarità Alter (chiamata anche della “narrazione” o della “eteroattribuzione”) definisce tutte quelle produzioni discorsive che si caratterizzano per muoversi in una dimensione eteroattributiva, ovvero di attribuzioni “esterne”, in termini attuali, retrospettivi, e anticipatori. Riprendendo l’esempio, un testo detto in Alter potrebbe essere: “voi siete studenti universitari”; infatti, il testo non viene più effettuato nei termini di un’autoattribuzione, ma andando ad attribuire la connotazione di “studente universitario” ad un ruolo altro da quello che ha generato il testo.

-   La polarità Propter omnia/omnes (chiamata anche “matrice collettiva”) è costituita da tutte le produzioni discorsive che il senso comune, in un dato momento discorsivo, rende disponibili prima ancora che siano impiegate (cioè prima che trovino impiego in termini di forma “personalis” o “alter”). Questa polarità “serbatoio” è necessaria, in termini teorici, alla definizione delle altre due, in quanto il linguaggio naturale offre potenzialmente tutte quelle possibilità che possono essere poi declinate in termini di resoconto (Personalis) e di narrazione (Alter) (Turchi & Orrù, 2014; Turchi & Vendramini, 2016).

Le tre polarità (che non fanno riferimento ad un “parlante” inteso come persona fisica, ma rappresentano la chiave teorica per osservare le modalità attraverso cui il linguaggio ordinario può manifestarsi) risultano interconnesse e interdipendenti tra loro e generano in maniera diacronica (secondo dunque una dimensione dinamica) dimensioni processuali denominate “identità dialogiche”. L’identità dialogica risulta dunque un “costrutto teorico” (non una “realtà di fatto”) che definisce, in termini processuali, una configurazione discorsiva in costante trasformazione. Nell’alveo di questa adozione teorica si assume che le “persone”, la "salute", le “comunità”, le “organizzazioni”, i “disturbi mentali”, il "lutto" etc., non siano entità fattualmente intese o realtà dettate da aspetti biologici, fisici o giuridici, ma siano considerate esse stesse identità dialogiche (ovvero configurazioni discorsive) che generano e appartengono allo spazio discorsivo (Turchi & Celleghin, 2010).

La quarta dimensione della Teoria dell’Identità Dialogica è rappresentata dal “tempo discorsivo” o “kairos”. Il tempo discorsivo è diverso dal tempo cronologico, che si compone di momenti tra loro consecutivi appartenenti alle dimensioni del passato, presente e futuro. Il Kairos si delinea come il tempo dell’occasione e dell’unicità, che svincolandosi dai riferimenti del chronos, va a generare uno specifico momento temporale che consente di generare una e una sola delle polarità possibili. L’apporto teorico del tempo discorsivo consente di dire come le polarità discorsive, per quanto possano essere contemporanee (si manifestano nello stesso momento cronologico), si appoggiano su piani distinti, caratterizzati ognuno dal suo momento kairologico (Turchi & Orrù, 2014).

La quinta dimensione del processo dialogico, è rappresentata dalla “coerenza narrativa” che viene definita come «proprietà organizzatrice degli elementi che costituiscono le produzioni discorsive, atta a mantenere costante (temporaneamente) la congruenza e l’integrità delle stesse» (Turchi & Orrù, 2014). Tale, ultima, dimensione offre, come apporto teorico, il fondamento rispetto alla possibilità che le produzioni discorsive si mantengano; infatti, qualora una produzione discorsiva perdesse coerenza, essa non avrebbe più il fondamento per potersi manifestare. Nel processo di generazione di un’identità dialogica, pertanto, ogni polarità  si caratterizza per la propria e specifica coerenza narrativa, la quale, interagendo con le altre, va a dare forma ad una coerenza nuova che caratterizza l’identità dialogica stessa. 

A titolo esemplificativo si immagini la Teoria dell’Identità Dialogica come una piramide (vedi fig.) la cui base è rappresentata da un triangolo equilatero: a ogni vertice del triangolo corrisponde una polarità diversa e l’Identità Dialogica è rappresentata come l’incentro (ovvero il punto d'incontro delle bisettrici degli angoli interni di un triangolo e centro della circonferenza in esso inscritta) di questo triangolo. 

Riprendendo quanto detto sopra, è possibile ora osservare come il valore dell’identità dialogica non risieda in nessuna delle tre dimensioni (polarità), ma nell’interazione fra le tre, che genera quindi uno spazio discorsivo tridimensionale. Si è detto che le polarità di Alter e Personalis esprimono valori di senso diversi fra loro, ne consegue che esse non possono coesistere nello stesso tempo/istante discorsivo, ma “procedono contemporaneamente l’una nell’interazione con l’altra mediante delle volte rispetto al punto dello spazio discorsivo che generano” (Turchi & Vendramini, 2016). Infine ognuna delle polarità sopra esposte gode di una particolare coerenza narrativa, ossia per una specifica tendenza a mantenere una certa modalità di generazione del senso della realtà che si realizza nell’ostensione. Le coerenze narrative delle diverse polarità, poi, interagendo fra loro, vanno a generare la coerenza narrativa dell’Identità Dialogica (Turchi & Orrù, 2014).

Figura - Teoria dell'Identità Dialogica

Riferimenti 

 

Celleghin, E., & Turchi, G. P. (2010). Psicologia delle differenze culturali e clinica della devianza. Occasione peripatetica per un'agorà delle politiche sociali. UPSEL Domeneghini.

 

Turchi, G. P., & Orrù, L. (2014). Metodologia per l'analisi dei dati informatizzati-M.A.D.I.T. Fondamenti di teoria della misura per la scienza dialogica. Edises.

Turchi, G. P. (2007). M.A.D.I.T. Manuale per la metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali. Aracne.

Turchi, G. P. (2009). Dati senza numeri. Per una metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali: M.A.D.I.T. Monduzzi.

 

Turchi, G. P., &  Vendramini, A. (eds. 2016). De rerum salute. Teoria e prassi per un'architettura dei servizi generativa di salute. Edises.

 

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