MADIT per la ricerca Intervento
La Scienza Dialogica si è dotata di una metodologia specifica che prende il nome di MADIT (Metodologia per l’Analisi dei Dati Informatizzati Testuali) (Turchi, 2009). L’applicazione di tale metodologia alla ricerca-intervento, consiste nei 5 passaggi rappresentati nella seguente tabella:
Primo passaggio: delineazione degli elementi di cornice del progetto di ricerca-intervento, ossia la premessa.
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La premessa offre i riferimenti per un costante adeguamento delle prassi di intervento alla descrizione dei seguenti elementi:
- gli aspetti di contesto storico-culturali
- la descrizione degli elementi generativi dell’esigenza
- i presupposti normativi
- i presupposti epistemologico-paradigmatici entro i quali si genera il progetto di ricerca
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Secondo passaggio: la definizione dell’obiettivo/i in riferimento al piano epistemologico adeguato all’oggetto di intervento.
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L’obiettivo deve essere definito coerentemente al piano epistemologico entro il quale si colloca l’oggetto di ricerca o intervento. A partire dalla descrizione dell’esigenza, si formula l’obiettivo in forma astratta (come condizione da raggiungere), in modo tale che inneschi una serie di processi organizzativi (strategie), che consentano di ottenere un risultato “concreto”. La forma astratta dell’obiettivo è condivisibile in quanto pone differenti ruoli entro un “medesimo orizzonte su cui agire”, che consente di mantenere l’azione di ciascun ruolo coesa e coerente nel perseguirlo.
L’obiettivo è misurabile e verificabile in termini di scarto generato tra quanto dichiarato come obiettivo e il risultato ottenuto, in tal modo è possibile rilevare il grado di efficacia del progetto di intervento.
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Terzo passaggio: la delineazione delle strategie coerenti al perseguimento dell’obiettivo definito.
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Questo passaggio è fondamentale in termini di anticipazione di come il progetto potrebbe andare, in funzione delle scelte operate. La rigorosità delle strategie, attraverso le quali si persegue l’obiettivo, si fonda rispetto a criteri di aderenza, coerenza ed efficienza. Le strategie devono mantenersi aderenti, ovvero collocarsi rispetto al medesimo piano epistemologico entro cui si colloca l’obiettivo, in modo tale da tracciare il percorso volto al suo perseguimento. Inoltre, la definizione di strategie coerenti all’obiettivo, consente di quantificare il grado di efficienza i monitorando, dunque, non solo lo scarto tra il risultato ottenuto e l’obiettivo posto, ma anche l’andamento delle modalità che si mettono in campo nel perseguimento dell’obiettivo.
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Quarto passaggio: l’utilizzo degli strumenti idonei per declinare il piano operativo.
La coerenza della strategia rispetto all’obiettivo, si realizza attraverso l’uso di strumenti che rappresentano l’operatività di quanto posto nei punti precedenti, in quanto consentono di descrivere l’oggetto di indagine (attraverso la raccolta del dato testuale - protocolli di domande - o di analisi - calcolatori automatici). A fronte di quanto posto, devono necessariamente essere conformi al piano epistemologico e al paradigma entro il quale si interviene.
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Quinto passaggio: pianificazione delle azioni da attuare.
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La pianificazione delle azioni offre la possibilità di monitorare la pertinenza del progetto rispetto all’oggetto di intervento. Spesso le azioni rappresentano per senso comune l’inizio del progetto, ma se fosse così non potremmo misurare la quota di efficacia, in quanto non potremmo confrontare l’obiettivo definito con il risultato ottenuto, né la quota di efficienza in quanto non avremmo delineato delle strategie coerenti con il perseguimento dell’obiettivo. Porre il piano di azioni come quinto passaggio inoltre rende conto della possibilità di apportare, se necessario, eventuali modifiche.
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Entrando nel merito della metodologia, si è nelle condizioni di dire che, per il senso scientifico il metodo poggia su un fondamento che consente di governare l’incertezza di quanto accade. A partire dagli aspetti critici che il senso comune configura, è possibile rilevare e delineare un’esigenza, rispetto alla quale il ricercatore interviene attraverso la formulazione di un obiettivo. Il ricercatore dovrà monitorare che i criteri che costituiscono il metodo siano adeguati rispetto al piano epistemologico-paradigmatico entro il quale l’osservato è conosciuto, altrimenti non è possibile valutare se il risultato sia stato ottenuto a partire dai processi innescati. L’uso di strategie adeguate, coerenti ed efficienti rispetto all’obiettivo e al piano epistemologico di riferimento consente di valutare e, dunque, misurare quanto si sta generando, non solo rispetto ad un risultato ultimo, ma anche in itinere, in tal modo nell’incertezza delle interazioni, attraverso un riassestamento dei piani di azione, si possono ridirezionare i processi organizzativi verso il medesimo obiettivo, che rende coesa e coerente l’azione dei ruoli coinvolti.
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Riferimenti
Turchi, G. P. (2009). Dati senza numeri. Per una metodologia di analisi dei dati informatizzati testuali: M.A.D.I.T. Monduzzi.
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